Dislessia Sintomi: Come riconoscerli e superarli definitivamente
Feb 09, 2025
Dislessia Sintomi: scopri quali sono i sintomi della dislessia, come individuarli e superarli in modo definitivo grazie a un percorso che rende davvero autonomi nella lettura e nello studio.
La dislessia è spesso collegata a problemi di lettura e comprensione, ma include un insieme più ampio di segnali da osservare. Alcune persone scambiano lettere e numeri, altre provano ansia nello studio, oppure trovano molto faticoso leggere testi lunghi. Riconoscere in tempo i sintomi della dislessia può cambiare la vita di chi ne è coinvolto.
In questo articolo passeremo in rassegna i principali sintomi, partendo dai primi anni di scuola fino all’età adulta, e vedremo come affrontarli con un metodo specifico. Parleremo anche di un sistema innovativo creato dalla pedagogista dislessica Cecilia Cruz, che supera le opzioni compensative tradizionali e fornisce un metodo per risolvere le difficoltà e garantire autonomia nella lettura e nello studio.
- Lettura Lenta: difficoltà a leggere rapidamente, con rallentamenti evidenti.
- Lettura Faticosa: leggere richiede sforzo, causando stanchezza e ansia.
- Difficoltà di Comprensione del Testo: difficoltà a capire il significato di ciò che si legge.
- Inversione di Lettere: confusione tra lettere simili come “b” e “d”.
- Inversione di Numeri: errori nel leggere o scrivere numeri come “12” e “21”.
- Errori di Ortografia Frequenti: confusione nei suoni e scrittura scorretta.
- Difficoltà nella Memorizzazione: fatica a ricordare informazioni studiate.
- Problemi di Concentrazione: difficoltà a mantenere l’attenzione a lungo.
- Difficoltà nella Pianificazione: problemi a organizzare attività e tempo.
- Difficoltà nell’Organizzazione: disordine negli appunti e nei materiali.
- Bassa Autostima: insicurezza dovuta alle difficoltà scolastiche.
- Frustrazione: senso di fallimento per mancanza di miglioramenti.
- Difficoltà Sociali: isolamento causato da insicurezze scolastiche.
- Difficoltà Comunicative: problemi a esprimersi chiaramente.
- Stress Legato alla Lettura: ansia nel leggere testi complessi.
- Ansia in Situazioni di Studio: tensione prima di affrontare lo studio.
- Difficoltà nel Seguire Sequenze: errori nel seguire passaggi complessi.
- Difficoltà nel Riconoscere i Suoni delle Parole: confusione nei fonemi.
- Problemi di Coordinazione Motoria Legati alla Scrittura: scrittura lenta e difficoltosa.
- Come si Manifestano i sintomi della Dislessia?
- Diagnosi della dislessia: valutazioni specialistiche per riconoscerla.
- DysWay il metodo che elimina le difficoltà alla radice.
- Autonomia ai dislessici: strategie personalizzate per superare la dislessia definitivamente.
Leggendo questo articolo, scoprirai nei dettagli ogni sintomo e le possibili cause. Vedrai anche quali strategie possono aiutarti a superarli.
Infine, capirai perché il metodo DysWay rappresenta una svolta per chi vuole davvero andare oltre le difficoltà della dislessia.
1. Lettura Lenta
Uno dei campanelli d’allarme per i sintomi della dislessia è la lettura lenta, spesso scambiata per svogliatezza o poca pratica.
In realtà, chi è dislessico può impegnarsi molto, ma resta comunque più lento a leggere se non ha un metodo specifico. Le parole scritte richiedono un notevole sforzo di riconoscimento, e questo rallenta tutto il processo di lettura. Col tempo, questa situazione genera stanchezza mentale e può anche abbassare la motivazione.
Di solito, chi legge lentamente evita di farlo ad alta voce perché teme di essere giudicato o preso in giro.
A scuola, la lentezza può portare a voti bassi e a una ridotta fiducia in se stessi. Inoltre, chi legge piano finisce per faticare a capire testi lunghi, perché impiega troppo tempo a terminarli.
Va sottolineato che una lettura lenta non significa necessariamente leggere con errori. Alcune persone dislessiche riescono a decodificare le parole in modo abbastanza corretto, ma restano comunque lente.
Riconoscere questa caratteristica serve per intervenire in modo mirato, lavorando sul riconoscimento rapido delle lettere e riducendo la fatica generale.
Con un metodo specifico, si può migliorare in modo definitivo, tornando a leggere fluentemente e riducendo tensioni e demotivazione.
2. Lettura Faticosa
La lettura faticosa è molto vicina alla lentezza, ma si concentra sulla stanchezza continua che chi legge avverte.
Anche brevi testi possono sembrare lunghi e impegnativi, perché ogni singola parola richiede una concentrazione extra. Lo sforzo mentale costante si riflette spesso su corpo e mente, con possibili momenti di ansia o incapacità di rimanere concentrati a lungo.
Alcuni studenti, quando sanno di dover leggere, si sentono già esausti in partenza, ricordando le difficoltà incontrate in passato nella lettura.
In aula, questo stato di fatica viene talvolta confuso con disinteresse, ma in realtà nasce da un sovraccarico di attenzione necessario per non sbagliare.
A scuola, la conseguenza è un peggior rendimento, soprattutto se i testi da studiare sono particolarmente lunghi o complessi.
La radice della lettura faticosa è spesso legata a problemi di base nella decodifica, nella gestione dei suoni delle lettere o nell’attenzione sostenuta.
Intervenire su questi aspetti con un metodo specifico, aiuta a ridurre la fatica generale.
In pratica, si allena la capacità di riconoscere le parole in modo più automatico e fluido, trasformando la lettura da una “lotta” a un'attività più naturale e semplice.
Questa trasformazione rende il leggere non solo più sopportabile, ma anche più piacevole.
3. Difficoltà di Comprensione del Testo
Uno dei segnali più comuni della dislessia è la difficoltà nella comprensione del testo. Anche se la lettura può sembrare fluida, chi è dislessico spesso fatica a cogliere il significato globale di ciò che sta leggendo. Questo porta a dover rileggere più volte la stessa frase senza riuscire a ricostruire un quadro chiaro del contenuto.
Questa difficoltà incide profondamente sul rendimento scolastico: senza una piena comprensione, studiare e memorizzare le informazioni diventa estremamente faticoso. È come leggere parole isolate senza riuscire a connetterle in un messaggio coerente.
Spesso, lo sforzo richiesto per decifrare ogni parola sottrae energia alla comprensione del significato complessivo. Per superare questo ostacolo, è utile allenare non solo la decodifica, ma anche la capacità di trattenere e rielaborare le informazioni lette.
Esistono diversi esercizi di potenziamento della comprensione che possono aiutare a sviluppare questa abilità, come riassumere i concetti chiave, creare immagini mentali, utilizzare mappe mentali o porsi domande mirate sul testo.
Quando queste strategie diventano un’abitudine, la comprensione migliora in modo significativo. La lettura smette di essere un esercizio meccanico e si trasforma in un processo più fluido e coinvolgente, permettendo di afferrare sia i dettagli che il senso generale del testo, senza la frustrazione di "leggere a vuoto".
4. Inversione di Lettere
L’inversione di lettere, come confondere b con d o p con q, è uno dei segnali più noti della dislessia. Questo accade perché il cervello fatica a distinguere lettere simili dal punto di vista grafico, portando a errori ripetitivi nella lettura e nella scrittura.
Di conseguenza, la persona può trovarsi a invertire i grafemi, rallentando il ritmo di lettura, poiché ogni parola richiede un attimo di controllo per evitare confusioni. Questo processo può risultare frustrante, soprattutto quando gli errori continuano a ripetersi nonostante le correzioni ricevute, causando insicurezza e senso di inadeguatezza, specialmente in ambito scolastico.
Chi sperimenta questa difficoltà può sentirsi demoralizzato, vedendo che, nonostante l’impegno, gli errori non scompaiono in fretta. Tuttavia, con le giuste strategie, è possibile migliorare il riconoscimento delle lettere e ridurre progressivamente le inversioni.
Per facilitare questo processo, è utile allenare l’occhio e la mente a riconoscere in modo distinto ogni lettera, magari abbinandola a un’immagine o a un trucco visivo che ne fissi la forma nella memoria. Anche l’esercizio della scrittura, riproducendo le lettere in modi diversi, come tracciarle con il dito su superfici diverse o disegnarle in grande su un foglio, può aiutare a interiorizzarne la struttura.
Con la giusta pratica e un approccio personalizzato, l’inversione di lettere può diminuire in modo significativo, rendendo la lettura più fluida e restituendo sicurezza nella scrittura.
5. Inversione di Numeri
Le difficoltà legate alla dislessia non riguardano solo le lettere, ma anche i numeri, che possono essere invertiti nella lettura e nella scrittura. Ad esempio, il 12 può essere confuso con 21, oppure il 6 con il 9.
Questo fenomeno, meno noto rispetto all’inversione di lettere, può avere un impatto significativo sui risultati scolastici, soprattutto in matematica e in tutte le materie che richiedono un uso frequente dei numeri. Trascrivere un numero in modo errato può portare a errori nei calcoli, difficoltà nell’interpretazione dei dati e incomprensioni nei compiti quotidiani.
Le inversioni numeriche, però, non si limitano all’ambito scolastico: possono creare difficoltà anche nella vita di tutti i giorni. Confondere le cifre può portare a digitare erroneamente un numero di telefono, sbagliare un codice PIN o trascrivere male un importo. Questi errori possono generare ansia e frustrazione, soprattutto quando vengono notati dagli altri.
Per migliorare la precisione nel riconoscimento numerico, è utile allenare il cervello a distinguere chiaramente le cifre attraverso esercizi mirati. Strategie come l’abbinamento dei numeri a immagini mentali, l’uso di riferimenti visivi chiari e la pratica costante possono aiutare a rafforzare la corretta percezione dei numeri.
È fondamentale comprendere che queste difficoltà non dipendono da distrazione o mancanza di impegno, ma da un modo diverso in cui il cervello elabora le informazioni numeriche. Con il giusto allenamento e strategie personalizzate, le inversioni si riducono e la sicurezza nell’uso dei numeri cresce, rendendo più fluida sia l’apprendimento matematico che la gestione dei numeri nella quotidianità.
6. Errori di Ortografia Frequenti
Gli errori di ortografia ripetuti sono un ulteriore segnale che potrebbe indicare la dislessia.
Chi è dislessico può scambiare lettere, ignorare doppie o inserire vocali sbagliate anche quando si esercita molto. Nonostante la buona volontà, gli errori finiscono per ripresentarsi, provocando frustrazione e giudizi negativi.
Le cause sono di solito legate alla difficoltà di collegare correttamente suono e segno scritto. Così, anche parole conosciute vengono scritte male, suscitando l’impressione che lo studente non si applichi abbastanza. In realtà, la persona sta già facendo uno sforzo notevole.
Per aiutare, è utile proporre schemi o esercizi che mettano in risalto il legame tra suono e lettere. Spesso aiuta visualizzare le parole in modo creativo o associare storie ai gruppi di lettere più complessi.
Con il metodo giusto, la quantità di errori ortografici si riduce, e la scrittura diventa più affidabile, sostenendo anche l’autostima.
7. Difficoltà nella Memorizzazione
La fatica a ricordare nozioni di vario tipo (dalle regole ortografiche alle date storiche) è un problema comune nelle persone con dislessia.
Spesso dedicano molto tempo allo studio, ma poi non trattengono bene le informazioni. Questo può dipendere dal dispendio di energia che va nella lettura: mentre si cerca di capire il testo, resta poca concentrazione per fissarlo nella memoria.
Di conseguenza, capita che certe nozioni appena imparate sfuggano in fretta e si debba ripartire da zero. Questo continuo ripetersi di situazioni frustranti può far calare la voglia di studiare.
Per migliorare la memorizzazione, è utile sfruttare metodi che non puntino solo sulla lettura: ad esempio, usare schemi, disegni, ripetere ad alta voce o registrare appunti audio.
Suddividere lo studio in piccoli blocchi regolari permette inoltre di evitare il sovraccarico e consolidare i concetti giorno dopo giorno.
Con un allenamento costante, si può infatti potenziare la memoria, rafforzando il legame tra ciò che si legge e ciò che si fissa a lungo termine.
Il risultato è un percorso di studio meno stressante e più produttivo.
8. Problemi di Concentrazione
I problemi di concentrazione spesso vengono associati a disturbi come l’ADHD, ma possono anche essere sintomi di dislessia.
La grande fatica di leggere e scrivere in modo corretto consuma molte energie, lasciando poche risorse per restare attenti sul testo a lungo. Così, la persona si distrae con facilità, interrompe di continuo il lavoro o si perde nei dettagli.
In classe, questa disattenzione può essere vista come pigrizia, mentre in realtà è la conseguenza di uno sforzo eccessivo necessario a decodificare le parole. Dopo un po’ di tempo, il cervello è stremato e si cerca un modo per “staccare”.
Se questa dinamica non viene riconosciuta, l’individuo può sentirsi in colpa e la situazione peggiora.
Per gestire i problemi di concentrazione, si consiglia di organizzare il lavoro in sessioni brevi, alternate a piccole pause di rilassamento o movimento. Creare un ambiente di studio tranquillo e ordinato aiuta a ridurre le distrazioni.
Con strategie mirate e un approccio graduale, la capacità di rimanere concentrati può migliorare, permettendo di leggere, scrivere e studiare in modo più continuo.
9. Difficoltà nella Pianificazione
La pianificazione è essenziale per affrontare i compiti quotidiani, ma chi ha dislessia spesso lotta con questa abilità.
Pianificare significa stabilire obiettivi, dividere il carico di lavoro e gestire il tempo in modo intelligente. Se la lettura e la scrittura richiedono uno sforzo extra, si hanno meno energie per organizzare bene i vari momenti di studio o lavoro.
Il risultato è un senso di confusione e ritardo costante, con scadenze che arrivano prima del previsto e un accumulo di compiti non svolti. La frustrazione sale, e la persona può sentirsi incapace o irresponsabile.
Per migliorare, è utile usare strumenti come calendari, agende e app dedicate, ma soprattutto è fondamentale imparare a suddividere i grandi obiettivi in step più semplici.
Prendere l’abitudine di scrivere cosa fare e in che ordine, oppure usare colori diversi per le diverse attività, può rendere tutto più chiaro.
In più, monitorare i progressi dà un senso di controllo e aiuta a capire che pianificare non è un mistero, ma un’abilità che si può imparare e perfezionare con il tempo.
10. Difficoltà nell’Organizzazione
La difficoltà nell’organizzazione, simile alla pianificazione, tocca anche l’ordine di spazi e materiali, così come la disposizione logica di idee.
Persone con sintomi di dislessia possono avere quaderni disordinati, fogli sparsi e appunti poco chiari. Questo crea confusione e rende complicato ritrovare le informazioni necessarie per studiare.
La mancanza di ordine fisico riflette una difficoltà nel catalogare le informazioni in modo sistematico. Anche semplici azioni come etichettare i quaderni, archiviare schede o classificare appunti per argomento possono risultare impegnative.
Se non si pone rimedio, l’accumulo di materiali confusi aumenta lo stress e rallenta ulteriormente lo studio.
Un metodo graduale per migliorare prevede di insegnare a usare strumenti semplici (come cartelle, divisori, contenitori) e di creare routine quotidiane di riordino.
Vedere i propri spazi ordinati può aumentare la fiducia in se stessi e facilitare la ricerca delle informazioni.
Con il passare del tempo, l’organizzazione diventa un’abitudine positiva, riducendo ansie e perdite di tempo e rendendo lo studio più sereno.
11. Bassa Autostima
La bassa autostima è spesso legata alle ripetute difficoltà incontrate da chi vive la dislessia.
Anni di lentezza, errori e voti deludenti possono far sentire lo studente “meno capace” rispetto ai compagni. Se gli insegnanti o i genitori non comprendono la vera natura del problema, aumentano le critiche che fanno calare l’autostima ancora di più.
Con il tempo, la persona potrebbe iniziare a evitare i compiti di lettura o scrittura per paura di sbagliare ed essere giudicata. In questo modo, perde l’occasione di allenarsi e migliorare, restando intrappolata in un circolo vizioso.
Ritrovare la fiducia in sé stessi richiede un percorso che mostri concretamente come le difficoltà si possano superare o gestire meglio.
Quando lo studente inizia a ottenere piccoli successi grazie a metodi di apprendimento adeguati, capisce che non è “sbagliato” o pigro, ma che ha semplicemente bisogno di un approccio diverso.
Ogni passo in avanti, anche se piccolo, rafforza l’autostima e apre la strada a un modo di vedere se stessi più positivo e fiducioso.
12. Frustrazione
La frustrazione è un sentimento che nasce dal provare più e più volte a fare qualcosa senza vedere miglioramenti. Nel caso della dislessia, la lettura e la scrittura possono sembrare un muro insormontabile, nonostante lo sforzo costante. Ogni errore o lentezza conferma la sensazione di non valere abbastanza, portando lo studente a sentirsi arrabbiato o scoraggiato.
Questa frustrazione può diventare rifiuto verso la scuola, sfogandosi anche in conflitti con insegnanti o genitori. Ci si chiede: “Perché devo continuare a provare se tanto non ci riesco?”. Il passo successivo è spesso la resa, con l’idea che non esista soluzione. Invece, riuscire a capire la natura della dislessia e trovare un metodo che fornisca risultati graduali, ma solidi, aiuta a spezzare questa spirale negativa.
Rendere trasparente il percorso, fissare obiettivi a breve termine e riconoscere i progressi raggiunti sono azioni chiave per placare la frustrazione. Man mano che la persona nota miglioramenti veri, sente di avere un maggiore controllo sulle proprie capacità e inizia a credere di poter superare gli ostacoli.
13. Difficoltà Sociali
Le difficoltà sociali possono derivare indirettamente dalla dislessia. Un bambino che si sente inadeguato a scuola potrebbe evitare i compagni, temendo di essere preso in giro o non riuscendo a seguire le conversazioni legate alle lezioni. Anche in età adulta, problemi nella lettura di documenti o nella scrittura di messaggi possono far nascere insicurezza, portando a evitare situazioni sociali dove si teme di sbagliare.
Se l’ambiente circostante non è comprensivo, la persona dislessica può sentirsi “diversa” e chiudersi ulteriormente. Ciò indebolisce i legami con compagni o colleghi e può generare solitudine. Agire su questa dimensione significa fornire non solo supporto didattico, ma anche strumenti per migliorare la comunicazione e l’assertività.
Quando si ottengono risultati nello studio, cresce anche la sicurezza nell’affrontare situazioni di gruppo, perché si percepisce di avere le stesse possibilità degli altri. Avere un contesto che valorizzi la persona e i suoi progressi, inoltre, crea un clima di fiducia, riducendo al minimo il rischio di isolamento e favorendo relazioni più serene.
14. Difficoltà Comunicative
Le difficoltà comunicative possono presentarsi in varie forme: chi vive la dislessia potrebbe leggere male a voce alta, scegliere le parole con lentezza o confondersi nel discorso quando si tratta di argomenti complessi. Ciò è spesso legato allo sforzo mentale di tradurre pensieri in parole, soprattutto se c’è anche una fatica fonologica di base.
In classe, queste difficoltà emergono durante interrogazioni o letture condivise. Nel mondo del lavoro, possono complicare la stesura di email o la presentazione di progetti. Per migliorare, è importante concentrarsi sia sulla pratica di lettura e scrittura, sia sulle tecniche di esposizione orale, magari iniziando da piccoli discorsi davanti a un amico o un famigliare.
Allenare la sicurezza nel parlare in pubblico, annotare idee chiave prima di un’esposizione e imparare a fare brevi pause per riorganizzare i pensieri sono strategie che portano giovamento. Con il tempo, la dislessia smette di essere un freno anche nella comunicazione, consentendo di esprimere concetti e opinioni con maggiore chiarezza e sicurezza.
15. Stress Legato alla Lettura
Lo stress legato alla lettura si manifesta quando la persona sente ansia o tensione appena deve affrontare un testo, temendo difficoltà o errori. Può sembrare strano, ma per molti dislessici il semplice atto di iniziare a leggere provoca un rapido aumento di stress, perché la mente ricorda le esperienze negative passate.
A scuola, lo stress si amplifica se la lettura deve essere fatta davanti alla classe. A casa, la sola idea di dover leggere molti capitoli per i compiti può bloccare lo studente. Questo stress influisce sulla comprensione: la mente è così tesa da ostacolare la concentrazione. Di conseguenza, si perde il filo e si peggiora la sensazione di fallimento.
Affrontare lo stress da lettura richiede un lavoro su due livelli: da un lato, occorre trovare strategie di lettura più adatte (come prendere appunti durante la lettura o usare testi strutturati in modo chiaro); dall’altro, è importante imparare tecniche di rilassamento e gestione dell’ansia. Così, leggere diventa gradualmente più gestibile, e lo stress diminuisce.
16. Ansia in Situazioni di Studio
L’ansia in situazioni di studio si presenta quando la persona si sente già in tensione prima ancora di aprire i libri. È come se fosse convinta che lo sforzo non porterà risultati o che il tempo a disposizione non basterà. Di conseguenza, può rimandare lo studio o avvicinarsi ai compiti in modo distratto.
Questo stato d’animo peggiora se lo studente ha accumulato esperienze di insuccesso. Ogni nuovo obiettivo (verifica, interrogazione, esame) diventa una fonte di ansia costante, condizionando negativamente le prestazioni. Spezzare questa catena di emozioni negative è fondamentale.
Un buon metodo è pianificare in modo chiaro cosa studiare e quando, usando tecniche di divisione in micro-obiettivi, di ripasso distribuito e di ripetizione a voce alta. Vedere i piccoli traguardi raggiunti un po’ alla volta aiuta a ridurre la tensione e a costruire la fiducia. Inoltre, imparare pratiche di rilassamento o fare pause di qualità (magari con un po’ di esercizio fisico leggero) durante lo studio può abbassare notevolmente il livello di ansia.
17. Difficoltà nel Seguire Sequenze
Seguire sequenze passo dopo passo è una sfida per molte persone con dislessia. Potrebbe trattarsi di istruzioni per risolvere un problema di matematica, per montare un oggetto o per eseguire un esperimento di scienze. Chi ha questa difficoltà tende a saltare o invertire passaggi, finendo con risultati sbagliati o incompleti.
Le cause possono essere legate alla memoria di lavoro: mentre si eseguono alcuni step, è facile dimenticarsi di quelli precedenti o successivi. Nella vita di tutti i giorni, ciò può creare problemi anche in attività come cucinare ricette complesse o seguire procedimenti lunghi e dettagliati.
Per migliorare, conviene dividere la sequenza in parti più piccole, scrivendole chiaramente e segnando ogni passaggio completato. Anziché ricordare tutto a mente, si può utilizzare una lista, spuntando man mano. A forza di pratica, il cervello impara un sistema più ordinato per tenere traccia delle fasi, e la difficoltà nel seguire le sequenze si attenua.
18. Difficoltà nel Riconoscere i Suoni delle Parole
Chi presenta sintomi di dislessia può avere problemi a distinguere bene i suoni all’interno delle parole, come riconoscere correttamente sillabe e fonemi. Questo rende faticoso collegare le lettere giuste ai rispettivi suoni, portando così a errori di lettura e scrittura.
Fin dalla scuola primaria, può emergere una lentezza ad apprendere l’alfabeto e una confusione tra suoni simili (come “t” e “d”). Se non si interviene, la persona potrebbe continuare a faticare con la pronuncia di parole difficili o con lo studio delle lingue straniere. Per migliorare la percezione dei suoni, è utile esercitarsi con attività che stimolano l’orecchio, come ripetere parole lentamente, dividere parole in sillabe e trovare rime.
Imparare a separare i suoni e a sentire chiaramente le differenze tra essi è un passaggio chiave per migliorare la lettura e la scrittura. Una volta rafforzata questa “base fonologica”, diventa più semplice riconoscere rapidamente le parole e scriverle in modo corretto, diminuendo anche lo stress legato alla lettura.
19. Problemi di Coordinazione Motoria Legati alla Scrittura
Alcune persone con dislessia mostrano anche difficoltà legate alla motricità fine: scrivere in corsivo o tenere la penna nel modo giusto può essere complicato. Spesso la grafia è irregolare, difficile da interpretare e piuttosto lenta. Anche la pressione esercitata sul foglio può risultare eccessiva o troppo leggera.
Queste difficoltà non sempre equivalgono a una disprassia vera e propria, ma possono comunque rallentare i compiti scritti, rendendo le verifiche a tempo particolarmente impegnative. Chi soffre di questi problemi può provare frustrazione nel vedere che i propri pensieri non vengono riportati su carta con la chiarezza e la rapidità desiderate.
Esercizi che stimolano la motricità fine (come colorare spazi piccoli, ricalcare lettere, usare penne ergonomiche) possono aiutare a migliorare il controllo della scrittura. Anche imparare la scrittura in stampatello, anziché in corsivo, può talvolta dare dei vantaggi. Lo scopo principale è rendere la scrittura un atto meno faticoso, così da non perdere troppo tempo e concentrazione nel trascrivere le idee.
20. Come si Manifestano i Sintomi della Dislessia?
La dislessia può presentarsi in modi diversi a seconda dell’età e del grado di difficoltà. I primi segnali possono comparire fin dalla prima infanzia, diventare più evidenti con l’ingresso a scuola e continuare ad avere un impatto anche nell’età adulta. Comprendere questi sintomi e riconoscerli per tempo è fondamentale per intervenire con strategie mirate e personalizzate.
Dislessia nei Bambini e nei Ragazzi
Nei bambini molto piccoli, i segnali iniziali possono essere difficoltà nel distinguere i suoni delle parole, scarso interesse per libri o filastrocche, ritardo nel linguaggio o confusione tra destra e sinistra. Riconoscere questi primi sintomi della dislessia è fondamentale per intervenire tempestivamente e prevenire difficoltà future.
Con l’ingresso alla scuola primaria, la dislessia diventa più evidente: un bambino dislessico può avere difficoltà a riconoscere le lettere, confondere grafie simili e leggere in modo frammentato. Spesso, l’impegno richiesto è molto maggiore rispetto ai coetanei, portando a frustrazione e rifiuto delle attività di lettura. In questi casi, è utile conoscere quali sono i sintomi della dislessia nei bambini per poterli affrontare con il giusto supporto.
Quando si parla di dislessia infantile, si fa riferimento a una serie di segnali che emergono con l’avanzare del percorso scolastico. La difficoltà nell’associare suoni e lettere, la lettura sillabata e la confusione tra alcune parole possono portare a un progressivo distacco dal mondo della lettura. Se non si interviene, queste difficoltà possono diventare sempre più radicate. Per approfondire il tema, puoi leggere l’articolo dedicato ai sintomi della dislessia infantile.
Durante l’adolescenza, la dislessia può influenzare lo studio in modo ancora più marcato. La lentezza nella lettura rende difficile la comprensione di testi complessi e la presa di appunti in classe diventa complicata, causando senso di frustrazione e possibile rifiuto di alcune materie. Se il problema non viene affrontato, può incidere anche sull’autostima del ragazzo. Scopri di più sui sintomi della dislessia nell’adolescenza e sulle strategie per migliorare il rendimento scolastico.
Dislessia negli Adulti: Difficoltà e Strategie
Molti adulti dislessici imparano nel tempo a gestire le proprie difficoltà, ma la dislessia può ancora creare ostacoli nella vita quotidiana e lavorativa. Ad esempio, leggere documenti complessi può richiedere molto tempo, la scrittura di email importanti può essere fonte di stress e affrontare test o corsi di formazione risulta più impegnativo. Riconoscere che si tratta di una diversa elaborazione delle informazioni, e non di una mancanza di capacità, è il primo passo per affrontare il problema. Se vuoi approfondire, leggi l’articolo dedicato ai sintomi della dislessia negli adulti.
La Dislessia Lieve: Quando il Problema Passa Inosservato
Esistono anche forme di dislessia lieve, in cui le difficoltà non sono immediatamente evidenti, ma si manifestano con lettura lenta, maggiore fatica nella comprensione di testi complessi o difficoltà a elaborare informazioni sotto pressione. Sebbene meno impattante rispetto alle forme più severe, la dislessia lieve può comunque creare stress e senso di frustrazione. Riconoscere i segnali e adottare strategie di supporto può fare una grande differenza nel quotidiano. Approfondisci il tema leggendo l’articolo sui sintomi della dislessia lieve.
21. Diagnosi della dislessia: come riconoscerla
Per capire se una persona ha veramente la dislessia, bisogna rivolgersi a specialisti come neuropsichiatri infantili, psicologi e logopedisti. Loro usano test e prove standardizzate per valutare velocità e correttezza di lettura, scrittura e comprensione di testi. La diagnosi non serve a etichettare, ma a individuare esattamente dove stanno le difficoltà.
Prima si fa questo passaggio, prima si può costruire un percorso di aiuto mirato, anche tramite un Piano Didattico Personalizzato (PDP) se si è ancora in età scolare. Senza diagnosi, c’è il rischio che gli insegnanti o i genitori interpretino la lentezza e gli errori come scarsa volontà. Questo genera tensioni e insuccessi continui.
Sapere di essere dislessici apre la possibilità di usare metodi di studio appropriati e di prevedere piccole misure che evitino un sovraccarico inutile (come dare più tempo nelle verifiche). Ma attenzione: solo gli strumenti compensativi non risolvono il problema alla radice. Serve un lavoro più ampio, che punta a migliorare realmente le competenze di base.
22. Perché Dysway supera strumenti compensativi e dispensativi
Generalmente, chi scopre di essere dislessico usa strumenti compensativi (come libri digitali, sintesi vocale o calcolatrice) e dispensativi (ad esempio, più tempo per i compiti in classe). Queste soluzioni, se da un lato possono dare sollievo a breve termine, dall’altro non eliminano i veri problemi di lettura e scrittura, mantenendo la persona dipendente da aiuti esterni.
DysWay, ideato dalla pedagogista dislessica Cecilia Cruz, vuole invece superare questi limiti. Lavora infatti sulle cause di base, per rendere il dislessico autonomo. Invece di dare “stampelle”, insegna strategie che, col tempo, permettono di camminare da soli. Non si tratta quindi di appoggiarsi a supporti esterni, ma di sviluppare abilità interne.
Questo tipo di intervento riconosce che la dislessia tocca anche la sfera emotiva, riducendo l’autostima e generando frustrazione. Eliminare gradualmente la necessità di strumenti compensativi significa risolvere il problema in profondità, restituendo alla persona la libertà di leggere, scrivere e studiare senza dover sempre contare su mezzi ausiliari.
23. Come il metodo Dysway garantisce autonomia ai dislessici
Il cuore di DysWay è l’idea che ogni persona con dislessia possa imparare a gestire lettura e scrittura senza dipendere da soluzioni temporanee. Poiché Cecilia Cruz è lei stessa dislessica, ha sviluppato un sistema basato su esercizi e approcci che trattano la radice del problema. Ciò significa lavorare su riconoscimento dei suoni, velocità di decodifica, comprensione e sicurezza in se stessi.
DysWay dedica attenzione anche alla motivazione: fa capire che la dislessia non deve essere un ostacolo invalicabile, ma un modo diverso di leggere e apprendere, che si può migliorare con costanza. L’obiettivo finale è fare in modo che chi ha dislessia non debba più usare, ogni giorno, strumenti compensativi per farcela.
Questo percorso richiede tempo e impegno, ma offre risultati stabili. Con la crescita delle competenze base, la persona diventa più sicura e non si sente più etichettata come “dislessico a vita”. Leggere testi lunghi, scrivere appunti o sostenere esami non appare più un incubo, ma un compito affrontabile con strategie ad hoc. E quando la dislessia non limita più, si apre la strada a obiettivi scolastici e lavorativi più alti.
FAQ sulla dislessia e i suoi sintomi
- La dislessia è curabile?
Non si “guarisce” in senso medico, ma con il giusto allenamento i sintomi si riducono e si sviluppa un metodo di studio autonomo. - A che età si notano i primi segnali?
Spesso già dalla scuola dell’infanzia o primaria, per esempio difficoltà nel riconoscere lettere e suoni o nell’apprendere rime. - Gli strumenti compensativi risolvono i problemi?
No, offrono un supporto momentaneo, ma non correggono la difficoltà di fondo. È come avere una stampella invece di riabilitare la gamba. - Come si ottiene la diagnosi?
Attraverso test specifici di lettura, scrittura e comprensione, condotti da un’équipe di professionisti (logopedista, psicologo, neuropsichiatra). - La dislessia influisce sulla vita sociale?
Può farlo, perché le difficoltà scolastiche minano la fiducia in se stessi e portano a isolarsi o evitare momenti di confronto. - Perché è importante un percorso personalizzato?
Ogni dislessico ha punti di forza e debolezze diversi. Un piano su misura ottimizza i miglioramenti e riduce lo stress. - Un adulto dislessico può ancora migliorare?
Sì, non è mai troppo tardi. Con esercizi mirati, anche un adulto può potenziare lettura e scrittura e superare vecchi blocchi. - DysWay funziona anche con chi non è più a scuola?
Certo. È pensato per ogni età e insegna strategie che si applicano anche al mondo del lavoro e alle sfide della vita adulta.